«È una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono finite. Si rinnovano ogni mattina; grande è la fedeltà del Signore!» (Lamentazioni di Geremia 3:22-23).
Questo è un brano biblico molto potente e ricco di speranza. Il libro delle Lamentazioni descrive momenti di grande sofferenza e distruzione (la caduta di Gerusalemme ad opera dei babilonesi), eppure il profeta Geremia trova modo e lucidità per riconoscere la fedeltà e la misericordia costanti di Dio.
L’immagine delle compassioni che si rinnovano ogni mattina è particolarmente toccante, ci commuove, perché suggerisce che ogni nuovo giorno porta con sé una nuova opportunità, un nuovo inizio, una nuova manifestazione della grazia divina. Non importa quanto difficile sia stato il giorno che è passato: ogni alba porta con sé la fedeltà di Dio.
Questo versetto deve essere fonte di profondo conforto quando attraversiamo momenti difficili, ricordando che anche nelle circostanze più buie la misericordia di Dio rimane costante e affidabile.
Spesso viviamo portando con noi piccole lamentele quotidiane, ci lamentiamo per il mondo che non va come vorremmo, per il clima che ci disturba, per un imprevisto che ci scombina i piani o per una parola che ci ha ferito; così facendo, senza un po’ alla volta il nostro cuore si appesantisce, e perdiamo di vista la grandezza dell’amore di Gesù.
«Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, affinché siate irreprensibili e puri, figli di Dio», ci dice l’apostolo Paolo (Lettera ai Filippesi 2:14-15).
Proviamo allora a chiudere gli occhi e a immaginare gli ultimi giorni di Gesù: vedremo un Gesù che non si lamenta del tradimento di Giuda né dell’ostilità dei capi religiosi né dell’indifferenza o addirittura della crudeltà di molti né del rinnegamento di Pietro… e che non protesta per il dolore che lo attende né per l’abbandono da parte dei suoi discepoli.
«Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; come agnello condotto al macello…»: lo raffigurò così, secoli prima, un eccelso profeta (Isaia 53:7)
Gesù cammina in silenzio. Accetta con fede, forze e dignità ogni umiliazione, ogni colpo, ogni ferita. E lo fa per amore, per ciascuno di noi. Per noi che ancora non eravamo nati, e che pure eravamo già nel suo cuore.
Noi ci lamentiamo per un piccolo peso sulle spalle, mentre lui ha portato sulle sue la croce più pesante: quella del nostro peccato. Ci lamentiamo facilmente per una parola aspra, mentre lui ha sopportato il disprezzo di una folla che lo derideva. E tutto questo lo ha fatto per amore: «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Vangelo di Giovanni 15:13).
Il suo è stato (ed è) un amore senza calcoli, senza misura, un amore che si dona anche a chi non comprende, che perdona anche chi insulta e ferisce. Perciò, la prossima volta che un piccolo ostacolo si frappone tra noi e la serenità, fermiamoci un istante per ricordarci che l’amore di Cristo è la nostra forza, la nostra risposta, la nostra pace. Egli ci dice infatti: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo» (Vangelo di Matteo 11:28)
Non siamo soli e abbandonati. Non siamo dimenticati. Dio ci guarda con tenerezza e compassione e rinnova ogni giorno la sua fedeltà, le sue promesse verso di noi. Fermiamoci dunque in silenzio, un silenzio che nasce dalla gratitudine e dalla fiducia. Dio ci esorta: «Fermatevi, e riconoscete che io sono Dio» (Salmo 46:11).
Lasciamo che quel silenzio diventi preghiera, che diventi abbandono, che diventi pace. Viviamo con gratitudine, senza lamentele, riconoscendo che ogni giorno è un dono, un’opportunità, e che l’amore di Cristo, con la sua morte in croce, ha dato un senso alla nostra vita e l’ha resa piena: «Ringraziate in ogni cosa, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1ª Lettera ai Tessalonicesi 5:18).
Gesù dice ancora: «Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Vangelo di Giovanni 16:33).
Apprestiamoci a vivere ogni giornata con questa certezza: con piena fiducia nel suo perdono, nella sua consolazione, e nella sua vittoria sul mondo, e preghiamo: Signore, troppo spesso le nostre labbra si aprono per lamentarsi e il nostro cuore si appesantisce per ciò che manca, mentre tu hai accettato tutto in silenzio, per amore mio. Tu non ti sei lamentato del dolore, non hai risposto all’offesa, hai guardato al Padre e hai continuato ad amare. Insegnaci, Signore, a tacere davanti all’ingiustizia, a sopportare con pazienza i piccoli dolori della vita, a riconoscere che nulla ci manca quando abbiamo te accanto. Fai che ogni lamentela diventi preghiera e che ogni fatica diventi offerta gradita a te. Donaci un cuore riconoscente, che sa ringraziare per ciò che c’è, che sa scorgere la tua mano anche nelle tempeste più oscure, nei momenti più difficili della vita.
Padre, nel silenzio della nostra cameretta vogliamo incontrarti, nel silenzio vogliamo ascoltare la tua voce e nel silenzio ritrovare la pace che solo tu puoi donare. Gesù ci rassicura: «Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Vangelo di Giovanni 16:33).
Remo Molaro
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