Le due corone

Accecante. Letteralmente accecante, la corona che campeggiava nel settembre 2022 sulla bara della regina Elisabetta II e che era destinata a spiccare sul capo di re Carlo III: 3000 pietre preziose, 2868 diamanti, 273 perle, 17 zaffiri, 11 smeraldi e 5 rubini! E che dire poi delle interminabili, pomposissime e dispendiosissime esequie e cerimonie, alle quali hanno potuto assistere per giorni e giorni sia miliardi di persone tramite i media sia folle oceaniche anche di persona, sopportando giornate intere di code infinite e qualunque tipo di disagio, pur di poter dire un giorno: «C’ero anch’io»? Che una personalità di tale importanza richiamasse tutto questo interesse e tanta retorica al momento della sua scomparsa, era prevedibile. Noi, però, ci concediamo qualche riflessione alternativa.

Solo un istante dopo aver lasciato il suo corpo, l’anima di Elisabetta – al pari di quella di ogni essere umano – è stata proiettata in una realtà totalmente diversa, nella quale, nel Giorno del Giudizio, dovrà rendere conto della sua vita ad un Sovrano infinitamente superiore a lei, di fronte al quale lei sarà soltanto una fra i miliardi e miliardi di persone che avranno abitato la Terra («Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo» – 2ª Lettera ai Corinzi 5:10). E davanti al Tribunale divino potere, popolarità, sfarzo, onori, celebrazioni, ricchezza e quant’altro vengono azzerati, dimenticati, vaporizzati…

Dal punto di vista fisico, d’altronde, tutti prima o poi torniamo alla polvere, alla materia di cui siamo plasmati, «senza portare nulla con noi»«Polvere alla polvere», dunque, perché «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla ne portiamo via» (Genesi 3:19; Giobbe 1:21; Qohelet 5:15; 1ª Lettera a Timoteo 6:7). Ecco perché Gesù diceva: «Che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima?» (Matteo 16:26).

Ciò che conta, dunque, non è quanti beni e quanto “successo” abbiamo avuto quaggiù, né tanto meno che cosa dicono di noi le persone che restano (ancora per un po’ soltanto) sulla Terra dopo la nostra morte fisica. Ciò che conta è solo se portiamo oppure no con noi l’unico “bagaglio” che ci è concesso, se nel corso della nostra vita quel bagaglio lo abbiamo preparato. Parliamo della nostra fede e delle nostre opere giuste fatte per il Signore: «Beati i morti che d’ora in avanti muoiono nel Signore; sì, dice lo Spirito, affinché si riposino delle loro fatiche, perché le loro opere li seguono» (Apocalisse 14:13).

Ma torniamo a quella sfavillante corona di incommensurabile valore terreno. Quanto vale per il Signore? Assolutamente nulla. Quanto vale nell’Aldilà? Ancora un bel nulla. In verità, anche Gesù ebbe una corona, sì, però fatta di spine: umiliante, sanguinosa, dolorosissima… eppure, era la corona del «Re dei re e Signore dei signori» (Apocalisse 19:16), il quale, dopo la tortura ignominiosa sulla croce, inflittagli da un’umanità peccatrice, ha sconfitto la morte, è asceso al cielo, siede alla destra del Padre – cioè in posizione di massima autorità cosmica – e tornerà un giorno per giudicare il mondo (per questi aspetti i lettori del nostro sito possono consultare altri articoli che ne parlano). E chi c’era, al supplizio e al funerale di Gesù? Qualche soldato, qualche aguzzino, gente che passava di là per compatirlo o addirittura schernirlo e insultarlo, un solo discepolo e qualche donna fedele che seguiva la scena da lontano…

«Ciò che è grandemente stimato fra gli uomini è cosa abominevole davanti a Dio», disse Gesù (Vangelo di Luca 16:15), e ancora: «Gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi» (Vangelo di Matteo 20:16). La parabola dell’uomo ricco e del mendicante Lazzaro (Vangelo di Luca 16:19-31) è emblematica e illuminante circa questa realtà, ovvero il capovolgimento di cose, persone e valori che opera il Regno di Dio. Perciò vi invitiamo a leggerla con attenzione.

Terminiamo parlando ancora di corone. Chi segue Cristo, infatti, ambisce ad una corona che gli viene promessa. Ma è una corona del tutto diversa da quella di Elisabetta o di ogni altro “grande” della storia umana: è infatti la «corona della vita» (Apocalisse 2:10), la «corona della vita che il Signore ha promesso a coloro che lo amano» (Lettera di Giacomo 1:12), la «corona incorruttibile» (1ª Lettera ai Corinzi 9:25) fatta di «gloria che non appassisce» (1ª Lettera di Pietro 5:4), la «corona di giustizia» che «il Signore assegnerà a tutti quelli che lo hanno amato» (2ª Lettera a Timoteo 4:8). È una corona che il mondo non vede, posta sul capo di persone che il mondo non ritiene importanti (anzi, spesso le giudica addirittura scomode, inutili, dannose…), ma che Dio conosce benissimo, e le ama perché seguono i suoi comandamenti, perché apprezzano e seguono con tutto il cuore la sua Parola.

E tu, vuoi ricevere dal Signore la corona della vita eterna? Vuoi regnare con Lui nel suo Regno? Quel Regno che – come diceva Gesù – «non è di questo mondo» (Giovanni 18:36)! Il Vangelo ci indica la strada giusta per farlo!

Valerio Marchi

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