Il nostro “miglio verde”

  1. Le Sacre Scritture parlano chiaramente di un destino ultraterreno per l’uomo, precisando che esso potrà essere felice (più che felice!) se avremo amato e – dunque ubbidito – Dio, mentre sarà infelice (più che infelice!) nel caso contrario: «E questi [coloro che non avranno seguito il Signore] andranno nelle pene eterne, mentre i giusti nella vita eterna» (Vangelo di Matteo 25:46).
  2. Colui che ha vinto la morte, aprendo per chiunque lo desideri prospettive di vita eterna con Dio, è stato (ed è) Gesù Cristo: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se muore, vivrà» (Vangelo di Giovanni 11: 25): nonostante la morte fisica – intende – chi crede in Cristo proseguirà una nuova vita da risorti con Dio, nella beatitudine eterna. È per questo che si può dire che Gesù è venuto a «liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita» (Lettera agli Ebrei 2:15).
  3. Tutti gli esseri umani infatti, in un modo o nell’altro, prima o dopo, ma spesso costantemente, e più o meno coscientemente, e che lo ammettano o meno, sono “schiavi” – cioè condizionati, oppressi, aggravati – dal pensiero della propria estinzione. Ebbene, solo il Signore può dare loro una vera e concreta tranquillità d’animo e un’aspettativa gioiosa e gloriosa per quel momento: «È preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli» (Salmo 116:15); «Beati i morti che muoiono nel Signore» (Apocalisse 14:13).

Valerio Marchi

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