Quale traduzione della Bibbia?

I membri della Chiesa di Cristo, ossia i Cristiani (tale nome compare nella Bibbia per la prima volta in Atti degli Apostoli 11:26) hanno ricevuto da Gesù la missione di predicare a tutti e ovunque il Vangelo (Matteo 28:18-20), divino messaggio che è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). Essi non hanno altra regola di fede all’infuori della Parola di Dio (la Bibbia) e, giustamente, affermano che, al fine di conoscere ed imboccare la via della salvezza, è necessario leggere, intendere, credere e mettere in pratica quanto scritto in essa, in particolare nel Nuovo Testamento. Da Genesi (primo libro della Bibbia) ad Apocalisse (ultimo) è Dio che parla attraverso la mediazione di autori umani mossi, guidati, ispirati dallo Spirito Santo, secondo quanto affermato, fra gli altri, dall’Apostolo Pietro (2Pietro 1:20-21).

Nel Nuovo Testamento ricorre un brano utilissimo sia per la dottrina dell’ispirazione, sia per quella dell’unicità e completezza delle Sacre Scritture: 2Timoteo 3:16-17. In tale contesto l’Apostolo Paolo dichiara che la Bibbia è ispirata (in greco: theopneustos, letteralmente “soffiata da Dio”). Non a caso Gesù e definito Logos (“Parola”) all’inizio del Vangelo di Giovanni. il Cristo è LA Rivelazione di Dio, è Via, Verità, Vita, è Dio, Parola di Dio fatta carne che ha dimorato tra gli uomini (Giovanni 1:1.14); egli è stato inviato dal Padre per salvare le anime dei veri credenti (Giovanni 3:16, 5:36).

Da Dio all’uomo mediante Cristo, unico Mediatore fra Dio e l’umanità (1Timoteo 2:5): ecco il tragitto della divina volontà salvifica. Da quando il Nuovo Testamento è stato completato, intorno al 100 d.C., è possibile porsi in pieno contatto col Signore per mezzo della Parola redatta una volta per sempre. Dunque, come duemila anni fa, anche oggi si può e si deve conoscere il pensiero di Dio esaminando unicamente la Bibbia e accantonando, nel contempo, nuove pseudorivelazioni, da qualunque parte provengano.

Immaginiamo di parlare di Sacra Scrittura ad una persona interessata. Quando nascono i problemi? Subito, allorché esortiamo il nostro ideale interlocutore ad aprire la Bibbia e a praticarne il messaggio. Il motivo è presto detto: la Bibbia è un libro pressoché sconosciuto alla quasi totalità degli Italiani. Con pazienza, amore e rispetto (1Pietro 3:16), ci disponiamo a dipanare l’intricata matassa. Il nostro dovere, infatti, è sempre quello di predicare, d’informare con la massima onestà ed accuratezza quanti ci chiedono ragione della nostra fede basata sulla Bibbia. Per quanto concerne la Bibbia stessa, occorre imprimere nella memoria del nostro interlocutore due concetti essenziali, che lo dovranno accompagnare nel meraviglioso viaggio dell’apprendimento biblico.

·         Il primo è che non esiste una Bibbia “nostra” e una Bibbia “altrui”; esiste infatti una sola Bibbia nei testi originali e basta.

·         Il secondo è che, attualmente, è possibile, di fatto, consultare il testo originario (scritto in ebraico ed aramaico per l’Antico, in greco per il Nuovo Testamento), dal momento che gli studiosi della critica testuale sono riusciti, grazie all’ausilio di accurati metodi scientifici, a ricostruirlo con esattezza pressoché totale. Le varianti testuali, ad ogni modo, sono sempre riportate nelle edizioni critiche, consentendo allo studioso, nei pochissimi casi dubbi (casi, fra l’altro, non determinanti ai fini della salvezza), di operare scelte precise.

Certo, v’è da dire che oggi solo pochi hanno il privilegio (acquisito dopo anni di duro studio) di leggere direttamente e con competenza la Bibbia nelle lingue originali. Tutti gli altri hanno bisogno di ricorrere alle traduzioni. D’altronde, la Bibbia è il libro più tradotto nella storia dell’umanità (oltre 1600 lingue diverse!). Giunti a questo punto, il nostro interlocutore, che non ha alcuna esperienza in proposito, ci chiederà: “Quale traduzione dovrò consultare? Quale devo preferire?” La risposta più semplice, ma solo in teoria, è di affidarsi a una traduzione onesta, accurata e ben fatta. In pratica non abbiamo risolto ancora il problema, perché non tutte le traduzioni della Bibbia sono oneste, accurate e ben fatte. Di solito, ciascuno si rifà alle versioni a cui è stato abituato nel gruppo religioso di appartenenza. Per sommi capi, riferendoci al nostro Paese, si può dire che i cattolici faranno riferimento alle loro numerose versioni, i non cattolici, a quelle del Luzzi o di Diodati, gli Ebrei alle loro versioni (spesso assai buone) comprendenti però solo quello che i non Ebrei chiamano Antico Testamento e, infine, i Testimoni di Geova unicamente alla Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. Ad eccezione di quest’ultima e di un’altra prodotta da Cattolici e Protestanti insieme (ne parleremo tra poco), tutte le versioni citate sono sostanzialmente affidabili.

Occorre dire che la traduzione biblica non deve recare in calce nessun commento. La Chiesa Cattolica romana insegna esattamente il contrario ed esige per le sue versioni la presenza di note esplicative, molto importanti specialmente laddove ricorrano brani-cardine per la sua teologia e per il suo magistero. A titolo esemplificativo, e di curiosità, si ricordi come le traduzioni cattoliche abbiano nel passato tradotto “cugini” quei passi del Nuovo Testamento in cui si parla dei “fratelli” di Gesù. Oggi invece, grazie alla maggiore libertà e al più serio controllo scientifico, i Cattolici non traducono più “cugini” ma, correttamente, “fratelli”. Nondimeno, allo scopo di insegnare al lettore l’errata dottrina cattolica secondo la quale non si tratta di fratelli carnali bensì di parenti di Gesù, implacabile – nelle versioni cattoliche – ricorre la tendenziosa nota “esplicativa”! Ma così non dovrebbe essere! Sono accettabili, al contrario, sia i rimandi ad altri versi biblici (le cosiddette “referenze”; anche in questo caso, comunque, è necessaria alle volte una certa cautela, perché non sempre esse sono a pooste proposito), sia le brevissime note relative a varianti ricorrenti nell’originale, delle quali il traduttore non ha tenuto conto, ma che ha il dovere scientifico di segnalare.

Torniamo al concetto di traduzione (o versione). Tradurre è un compito assai, assai difficile, ma non sarebbe possibile vivere senza i traduttori (le più antiche testimonianze sull’esigenza di tradurre rimontano a circa tremila anni prima di Cristo, nell’area mesopotamica). Nelle traduzioni il problema cardinale, già posto da Cicerone (De optimo genere oratorum, V, 14), è il seguente: fedeltà alla lettera, alle parole di un testo (ossia, traduzione letterale), oppure fedeltà al pensiero, al senso del testo (ossia traduzione libera o letteraria)? Il dilemma non è ancora stato sciolto né in sede teorica né in sede pratica. Pertanto anche nelle traduzioni bibliche si passa da esempi di stretta letteralità ad altri di parafrasi (queste ultime, però, possono essere molto pericolose). Veniamo allora a esempi di traduzioni non affidabili

·         Riguardo alla traduzione della Torre di Guardia (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture), la comunità scientifica ha più volte avvertito (e dimostrato) che si tratta di un’opera artefatta e inattendibile in molte sue parti. L’organizzazione geovista non ha mai divulgato l’identità dei traduttori, mentre ogni traduzione deve invece recare il nome del traduttore, non foss’altro che per verificarne la capacità a svolgere un compito così delicato e perché qualcuno possa rispondere alla società scientifica in caso di contestazioni o precisazioni. La versione dei “Testimoni” tende chiaramente a puntellare diverse dottrine non bibliche della Torre di Guardia (siamo a disposizione per fare degli esempi concreti a chi ce li chiederà).

·         Nel 1976 fu pubblicata una nuova versione del Nuovo Testamento: Parola del Signore: il Nuovo Testamento. Traduzione interconfessionale dal testo greco in lingua corrente, (Elle Di Ci – Alleanza Biblica Universale, Leumann (Torino), Roma). Tale traduzione nacque dalla collaborazione tra Cattolici e Protestanti riuniti in un gruppo di lavoro. Dopo un’attività di quattro anni, il comitato produceva il Nuovo Testamento in lingua corrente. Tale risultato deve essere fortemente contestato, e non solo sul piano strettamente letterale, bensì su quello vero e proprio della traduzione. Al riguardo ci limitiamo (perché l’esempio ci sembra sufficientemente esplicativo e grave) all’analisi di Matteo 16:18, la cui resa è stata volutamente distorta in modo da servire agli scopi cattolici. Matteo 16:18, che nell’originale, senz’alcuna variante o qualsivoglia dubbio, così recita: “Ed io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò/costruirò la mia Chiesa” (greco: “Kago de soi lego oti sy ei Petros skai epi taute te petra oikodomeso mou ten ekklesian”)….è stato al contrario così tradotto: “Ed io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te (sic!) come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa”. Una bella differenza, vero? Il lettore cattolico, influenzato da secoli di propaganda papale, quando mai potrà pensare, usando questa traduzione, che possa esistere un significato diverso, cioè non cattolico romano, di Matteo 16:18?!? Basti ciò a dimostrare che questa versione è tanto pericolosa quanto quella prodotta dai Testimoni di Geova.

Dobbiamo sforzarci di conoscere, grazie all’aiuto degli specialisti onesti e seri (e ve ne sono!), quali siano le versioni manipolate a causa dei pregiudizi dottrinali degli uomini che le hanno prodotte. Occorre stare sempre in guardia quando si parla di Cristo e di Dio, informandosi molto accuratamente su tutto.

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