Tutto coopera al bene per quelli che amano Dio

«O Eterno, perché te ne stai lontano? Perché ti nascondi in tempi di avversità? L’empio nella sua superbia perseguita con violenza il misero; essi saranno presi nelle macchinazioni stesse da loro ideate, perché l’empio si gloria dei desideri dell’anima sua, benedice il rapace e disprezza l’Eterno. L’empio, nell’arroganza del suo volto, non cerca l’Eterno; tutti i suoi pensieri sono: “DIO non c’è”» (Salmo 10:1-4).

Dopo aver visto un telegiornale che proponeva le (tristemente) solite scene di guerra – con tanti innocenti ridotti alla fame da una parte e, dall’altra, i potenti della terra tutti in buona salute, che dicono di lavorare giorno e notte per raggiungere “accordi di pace” – ho pensato a quanto le Sacre Scritture sono ancora attuali, benché siano passati tremila anni da quando il salmista ci ha lasciato queste parole che possiamo senz’altro applicare all’attuale situazione del mondo, dove tante persone sono sempre più in balia di ogni tipo di difficoltà, al punto di essere letteralmente disperate. Sei secoli prima di Cristo, un grande profeta scrisse: «Diventano grassi e prosperosi, sì, oltrepassano i limiti stessi del male. Non difendono la causa dell’orfano, eppure prosperano; non difendono il diritto dei poveri» (Geremia 5:28).

Purtroppo, molte persone se la prendono, per le ingiustizie subite o per quelle che vedono capitare ad altri, con il Signore, quello stesso Signore che il più delle volte hanno ignorato per tutta la vita. Guardano gli intoccabili potenti opprimere i popoli per portare avanti i loro piani malvagi senza credere al fatto che Dio scatenerà prima o poi la sua ira su di loro, e che soltanto allora essi comprenderanno quanto hanno sbagliato a disprezzare e ignorare Dio durante la loro vita: una vita all’apparenza “potente”, ma di fatto misera e inutile, al pari di ogni vita spesa senza il Signore.

L’arrogante non teme Dio, pensa di essere “autosufficiente” e che nulla nella sua vita possa dipendere da un Dio che non si vede. Un vero cristiano, invece, sa per certo che ogni cosa dipende dall’Eterno Dio. Occorre sempre ricordare che la cosa più importante resta sempre la nostra anima e quindi, qualunque cosa ci capiti, «tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio» (Lettera ai Romani 8:28): se crediamo fermamente a questo, allora saremo veramente sereni anche nei momenti più disperati e difficili della nostra vita! Il buon discepolo del Signore sa che ogni attimo di questa vita è un dono e che tutto ciò che abbiamo, dalla salute ai beni materiali, potrebbe venire improvvisamente a mancare; ma la fede non lo fa mai disperare, anzi.

Quante volte sentiamo le persone lamentarsi della vita e farsi domande sul perché Dio non ferma le guerre, la violenza, gli abusi di potere, le ingiustizie sociali, e così via… Ebbene, anche i versetti iniziali del Salmo 10 sono un grido di dolore, dipingono un quadro di angoscia e di apparente assenza divina di fronte alla prepotenza dei malvagi: nonostante la sua fiducia in Dio, anche il salmista si sente in questo caso abbandonato proprio nel momento del bisogno, quando l’oppressione è più forte.

Insomma, la sensazione di un Dio lontano è un tema ricorrente nei Salmi, che riflette la difficoltà di comprendere la sofferenza e l’iniquità nel mondo, allora come oggi. Ma con le parole: «L’empio nella sua superbia perseguita con violenza il misero; essi saranno presi nelle macchinazioni stesse da loro ideate» viene descritta l’azione dei malvagi, con la loro superbia e la loro violenza nei confronti dei più deboli, mentre rimane ferma la speranza, anzi la certezza, di una giustizia incombente, perché le loro stesse trame si ritorceranno contro di loro.

L’empio non guarda in faccia nessuno, fino al punto di approvare la sopraffazione e manifestare così il proprio disprezzo per Dio. «L’empio, nell’arroganza del suo volto, non cerca l’Eterno; tutti i suoi pensieri sono: “DIO non c’è”». L’arroganza è la maschera con cui l’uomo che non teme Dio e copre le proprie debolezze interiori, i propri peccati, autoingannandosi, e convincendosi della propria superiorità, del proprio diritto di agire senza limiti e della propria indipendenza da qualsiasi autorità superiore, inclusa quella divina. La sua presunta autosufficienza lo porta a ignorare completamente Dio, fino a negarne l’esistenza o la rilevanza nella sua vita. Questo «DIO non c’è» è purtroppo per molti una convinzione pratica, un modo di vivere come se Dio non avesse alcun potere o ruolo nel mondo e nella vita di ciascuno di noi.

In sintesi, questi versetti iniziali del Salmo 10 esprimono inizialmente un senso di abbandono di fronte alla sofferenza, alla prepotenza e la violenza dell’empio nei confronti dei più vulnerabili, ma poi prevale la giusta convinzione che la malvagità si autodistruggerà, e che sarà questa la punizione divina. E chi vuole essere veramente cristiano deve continuare a vivere serenamente nella fede cercando di mettere a frutto il più possibile i propri talenti, in attesa del giorno del Giudizio. Perché una cosa è certa, come si esprime il salmista rivolgendosi direttamente all’Eterno: «Tu osservi attentamente la perversità e l’afflizione, per poi ripagare con la tua mano; l’infelice si rimette a te; tu sei colui che soccorre l’orfano»; prima o poi, infatti, Dio «spezza il braccio dell’empio e del malvagio» e «se tu ricercherai la sua malvagità, non la troverai più” (Salmo 10:14-15).

Remo Molaro

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